2018-03-17

L'affare Moro, spiriti, segreti e bugie

A quarant'anni dal sequestro restano i misteri. O meglio: si sa tutto tranne quello che non si saprà mai!

"Tra i partecipanti alla seduta vi ero io, che sono un economista, il professor Gobbo, che ha la cattedra a Bologna di politica economica, il professor Ciò, che ha l’incarico di economia applicata all’Università di Modena e che si interessa di energia, ma di petrolio, non di fluidi. Vi era anche suo fratello che è un biologo (non so di quale branca, anche se mi pare genetica) e vi era anche il professor Baldassarri che è economista, ha la cattedra di economia politica all’Università di Bologna. Tra le donne vi erano mia moglie, che fa l’economista, la moglie del professor Baldassarri, laureata in economia, ed altre che non so cosa facciano professionalmente." (Romano Prodi, audizione presso la commissione Moro, 10 giugno 1981).
Cosa faceva tutta questa bella gente importante e colta durante Il rapimento Moro? Una seduta spiritica, però non spiritica, era ludica, solo un gioco di società per divertirsi insieme, magari con gli spiriti ispiratori di don Sturzo e La Pira, per chiedere dove fosse finito Moro, visto che tutti lo cercavano. Mentre Moro, prigioniero, scrive lettere alla DC - della quale Prodi è esponente di spicco - perché tratti la sua liberazione, queste rispettate colonne della società, riunite per un weekend nella campagna bolognese, mangiano, bevono e si dilettano, per ammazzare il tempo, a imbastire una seduta spiritica. Però a queste cose mica credono. Anzi Prodi, in commissione, è finanche imbarazzato a parlarne. E sì: manovrando il piattino è venuto fuori il nome Gradoli (la via del covo dei sequestratori), ma pensavano tutti che fosse una località in provincia di Viterbo. Comunque Prodi va a Roma e, poiché si considera una persona "ragionevole", racconta la storia a chi di dovere. Non se ne fa niente. Il Ministro degli Interni, poi presidente, Kossiga (con la k come si scriveva allora) sostiene che a Roma una via Gradoli neppure ci sia. Eppure due giorni dopo il sequestro due agenti erano già andati in quella via e avevano bussato alla porta del covo che non si era aperta. Così se ne erano andati. Mah!
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