2013-03-15

Un Papa tra luci e ombre. Tenere più alta la guardia sarebbe auspicabile

La prima impressione che mi ha dato questo Papa è stata di un ritorno al passato. Un passato remoto quando ero molto piccolo e i Papi si chiamavano Pio.
Mi è venuta alla mente l'immagine algida di Pio XII, una rigida figura in un mondo in bianco e nero.
Il coro di ovazioni è così scontatamente smaccato che persino Gramellini, solitamente meno schierato e più criticamente attento sembra essersi adeguato.

In una intervista Leonardo Boff, uno dei fondatori della Teologia della liberazione, dice: "Bergoglio è dalla nostra stessa parte. La nostra Chiesa latinoamericana ha tanti martiri: Oscar Romero, Enrique Angelelli, tanti colleghi miei che sono stati sequestrati e assassinati durante la dittatura. Non avevano un'ideologia in testa, ma un certo tipo di atteggiamento con le favelas, con i barrios, con i poveri. E questo è l'importante. Che nome daremo a tutto questo, non importa."
Anche Hans Kung, sospeso a divinis per le sue posizioni considerate eretiche, si è detto felice per la scelta di questo Papa che potrebbe davvero avviare le riforme indispensabili.
Entrambi adducono la scelta del nome, Francesco, come ragione fondante delle loro speranze. Pochino se non avessero in mano altri elementi. Un gesuita che sceglie di chiamarsi Francesco è già una contraddizione in termini. Ma tutti ci auguriamo, per quanto non credenti, che lo scetticismo sia infondato.

Completamente fuori dal coro però si leva la voce di Horacio Verbitsky, giornalista, scrittore e intellettuale, responsabile della sezione americana di Human Rights Watch che ha raccolto documenti e testimonianze sul coinvolgimento della chiesa argentina nel periodo della dittatura (vedi Il Manifesto, «Per molti argentini è stato complice»). Dalle sue parole non emerge propriamente l'idea di un "papa buono".  Del resto quella del "papa buono" è un po' una favoletta per fedeli di bocca buona, legata più che altro ad atti estemporanei come il "discorso della luna" di Giovanni XXIII.


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