2010-11-12

Pompei

Pompei, tempio di Giove con copia della testa

Pompei, agosto. Giornata limpida e calda, mitigata da una brezza costante che rende sopportabile la visita agli scavi.
Lunga fila all'ingresso. Prezzo del biglietto: 11 euro a testa.
Al Prado di Madrid si entra con 8 euro, al Pompidou di Parigi ci vogliono 10 euro e al Louvre 8,50.
Questi sono scavi, si dirà, unici al mondo. Vero come è vero che si tratta pur sempre di ruderi, un po' monotoni, come tutti i ruderi. Emozionano? Sì, se si pensa di calpestare le stesse pietre e precorrere le stesse strade di donne e uomini vissuti oltre duemila anni fa, curiosare dentro il perimetro delle loro case e cose del genere. Però è più una sensazione mentale che fisica. Ciò che appare sono pietre più o meno ben conservate che dicono poco a un profano. Poi ci sono i templi, le piazze, le grandi case dei ricchi con affreschi e mosaici e lì c'è il meglio. Pompei è una città e raggiungere i vari luoghi dove ci sono i reperti più interessanti vuol dire scarpinare. Infatti ci sono torme di visitatori - molti stranieri - scalmanati per il caldo, che si aggirano, mappe alla mano, per capire dove è questo e dove è quello. Non è facile. Le cartine che si prendono all'ingresso non sempre sono precise e i numeri non corrispondono con le numerazioni sui muri delle vie. La lettura delle indicazioni sulla guida prende tempo, né si è aiutati da spiegazioni su appositi cartelli per capire cosa si sta vedendo. Insomma è tutto abbastanza faticoso senza contare che a volte si arriva ad una domus particolarmente significativa e la si trova sbarrata per qualche ignota ragione. Altro elemento di delusione è l'assenza, pur comprensibile per ragioni di conservazione, delle migliori statue, dei manufatti del vivere quotidiano, dei calchi. Qui c'è solo qualcosa di minor conto accatastata alla rinfusa dietro una cancellata e copie. Gli originali sono altrove, al museo archeologico di Napoli e in altri luoghi. (Pompeiani in fuga: calchi di gesso e resina in mostra nell’Antiquarium di Boscoreale, in provincia di Napoli)
Alla fine sembra che l'oasi più apprezzata da molti, specie italiani con bambini annoiati al seguito, sia il posto di ristoro, lo Spizzico dove si mangia e si beve.
La magia della città, ben resa dalle suggestioni del video sottostante, non la si ritrova facilmente abbandonati a sé stessi nel caldo del mezzogiorno tra percorsi difficilmente rintracciabili.
Qui, come in tanti altri grandi musei, per apprezzare meglio le opere d'arte bisognerebbe avere il tempo di tornare più volte, con in mente itinerari ben definiti. Ma questo è altro discorso.
Ora il crollo della Domus dei Gladiatori ha riacceso i riflettori sullo stato di salute di questo sito, patrimonio dell'umanità.
Scrive Sergio Rizzo sul Corriere del 9 novembre che i soldi incassati non bastano a coprire le spese. Eppure undici euro per tre milioni di visitatori all'anno fanno una bella somma.
Dice Rizzo che i dipendenti sono 524, dei quali 312 addetti alla vigilanza, costano 18 milioni di euro all'anno e sono numericamente insufficienti. Personalmente non ne ho visto in giro neanche uno per tutto il tempo della visita, mentre al Prado, per fare un esempio, ogni sala ha il suo vigilante presente. Rizzo ci racconta anche che in realtà solo sette milioni all'anno degli incassi vengono reinvestiti per Pompei e gli scavi sono sempre stati una voragine mangiasoldi. Ai tempi del ministro Vincenzo Scotti (democristiano, poi sottosegretario nel governo Berlusconi IV) cento miliardi delle vecchie lire arrivati dal Fio (fondo investimento e occupazione) sparirono nel nulla senza che niente fosse fatto. Più di recente 80 milioni di euro accumulati dai sovrintendenti e non reinvestiti sono stati utilizzati altrove. Una trentina se li è ripresi l'allora ministro Buttiglione e quaranta sono stati trasferiti d'autorità alla Protezione civile che ha finanziato le opere in deroga del commissario Marcello Fiori.
L'uso "allegro" che ne è stato fatto dal duo Bondi-Bertolaso si evince dall'inchiesta pubblicata sull'Espresso di questa settimana Pompei crolla, loro mangiano.
Anche questa è l'Italia del basso impero dove tutto sta crollando.


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