2009-12-20

Travaglio, D'Alema, Polito, La Russa - L'ombra della forca

Sono sempre più disgustato ed intenzionato a farla finita con questo Blog inutile al pari di centinaia d'altri.
Inutile come tanti giornali senza lettori, ma dotati di pubblici finanziamenti (il Riformista ad esempio, per non far nomi) e giornalisti (Polito ad esempio, sempre per non far nomi) che anziché attenersi al sacrosanto dovere di documentarsi ed informare si scagliano contro altri giornalisti.
Travaglio, non meno di D'Alema, ispira antipatia, c'è poco da fare. Che però a fargli le pulci sia il tirapiedi dell'inciucista Massimo non sta né in cielo né in terra. Sentire uno sparacazzate come Antonio Polito affermare che Travaglio è "un parassita mediatico" e "sarebbe bene che nessun destriero offrisse più a questa cimice ospitalità nella sua criniera" è davvero troppo.
Marco Travaglio può non piacere, ma innegabilmente sa archiviare e richiamare fatti e misfatti con una chiarezza e una lucidità ignota ai più. I suoi interventi sono ben documentati e se le fonti di quanto dice non fossero reperibili, come afferma Polito, sarebbe già in galera da un pezzo.
Anche a me può non piacere l'aria da primo della classe di Marco Travaglio e il suo sorrisetto da costante presa per il culo, però vorrei che in questa Italia allo sfascio ci fossero dieci, cento, mille Travaglio e un po' meno Polito, Belpietro, Feltri, Vespa, Minzolini e compagnia bella.
Invece andrà a finire che queste resteranno le uniche voci sulla piazza se andranno in porto i progetti di finanziamento pubblico discrezionale - cioè solo per i giornali amici - oscuramento di Internet e divieto di contestazione alle manifestazioni politiche - dunque a tutte poiché qualsiasi manifestazione può essere definita politica.
Di chi poteva essere questa ultima geniale pensata se non dell'ineffabile Ignazio La Rissa, famoso per le sue intemperanze televisive? Del resto è tipico della mentalità fascista, connaturata al personaggio, non sopportare dissensi di alcun genere e reagire alla critica con violenza repressiva sbattendo i contestatori in galera, magari dopo averli ben bene manganellati.
Ma Massimo D'Alema sostiene che talvolta l'inciucio è necessario anche con gente così. Per il bene comune, si capisce!
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