2008-06-06

Il Divo

regia di Paolo Sorrentino.
con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo, Cristina Serafini.
Genere Drammatico, colore 110 minuti. - Produzione Italia 2008. - Distribuzione Lucky Red

La Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa nero, Belzebù. Giulio Andreotti insomma. Protagonista assoluto del film di Sorrentino e protagonista nei fatti e misfatti italiani dai tempi di De Gasperi ad oggi. 1948-2008: sessant'anni consecutivi di presenza ai vertici del mondo politico, un archivio personale impressionante, una immensa solitudine. Dice il divo Giulio medesimo di aver conosciuto almeno trecentomila persone di rilievo nei vari ruoli occupati, ma non per questo di essersi mai sentito meno solo. Sorrentino lo coglie nel momento del suo settimo mandato come Presidente del Consiglio, a capo di un governo traballante e con una accozzaglia di "corrente" alle spalle (le famigerate correnti di democristiana memoria) della quale fa parte anche il pluricondannato Ciarrapico appena riapprodato in Parlamento nelle liste berlusconiane.
Il Divo è interessante come raramente sanno esserlo i film italiani. Atmosfere giuste, colori, luci ed ombre calibrate per suggerire sensazioni, trucco pesante dei personaggi fino a diventare maschera grottesca (ricorda un certo Fellini), realismo ossessivo che sfocia nel surreale. Nel complesso tiene e, senza troppo annoiare, fa riflettere sullo sfacelo di questa Italia sempre in bilico tra criminalità dominante e fallite speranze democratiche. Fa riflettere poiché la serie di intrighi, stragi, morti eccellenti - neppure tutti citati - non può che far riflettere, tuttavia non si tratta di un film "politico". Si potrebbe leggerlo come metafora del potere in ogni luogo e in ogni tempo, ma sarebbe pur sempre una lettura logora, ampiamente scontata. Meglio guardarlo per quello che è. Il ritratto di un vecchio uomo politico, forse reggitore di tutti le occulte trame, forse guscio vuoto che ha costruito il proprio mito sull'ambiguità e sui silenzi, magari solo apparentemente carichi di significato. Il regista Sorrentino si astiene dal dare giudizi e fa bene. Non è questo il suo compito. Rappresenta quel che gli sembra d'aver colto del personaggio: un fervido credente, un uomo triste e afflitto, oltre che dall'emicrania, da una ambizione smisurata.
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