2005-11-15

6000000 gli analfabeti: 12 italiani su 100

vignetta scimmia al computerCon la consueta meraviglia i giornali danno la notizia come se si trattasse di uno scoop. Lo studio condotto dalla Unla (Unione nazionale lotta all'analfabetismo) dell'Universita' di Castel Sant'Angelo, è basato su dati dell'ultimo censimento Istat, quello del 2001. "Ipotizzando una 'piramide educativa' nell'Italia del 2001, al vertice c'e' il 7,51% di popolazione laureata (4.042.259); seguita da una popolazione con diploma di scuola secondaria superiore pari al 25,85% (13.923.366); al penultimo gradino una popolazione in possesso di titolo di scuola media inferiore pari al 30,12% (16.221.737); e infine una popolazione di persone con solo titolo di scuola elementare o addirittura neppure quello pari al 36,52%, con un totale parziale di 19.667.600, tra cui appunto quei circa 6.000.000 letteralmente considerati analfabeti."
I dati confermano soltanto una realtà già ampiamente conosciuta. Nel 2002 in una ricerca Ials-Sials emergeva che un italiano su tre si collocava ai margini dell'analfabetismo.
Nel novembre 2004 Avveduto, presidente dell’Unla, già diceva più o meno le stesse cose. Resta lo sconforto per una situazione che colloca costantemente l'Italia agli ultimi posti come livelli d'istruzione e, peggio, per una scuola dell'obbligo che, secondo Tullio De Mauro, linguista ed ex-ministro dell'Istruzione, non insegna a leggere e scrivere a un quarto dei ragazzini italiani.
Lo sconforto cresce ancora se consideriamo l’alfabetizzazione informatica.
Ma qual è l’identikit dell’analfabeta del cyberspazio? Secondo i dati di uno studio condotto in America dalla Gartner Group (paese dove naviga in rete oltre la metà della popolazione) solo il 35 per cento di chi appartiene a un ceto sociale basso sa districarsi con ipertesti indirizzi internet. Una percentuale che arriva al 53 per cento nelle classi medio basse, al 79 per cento nella cosiddetta upper-middle class e all’83 per cento tra i più ricchi e istruiti. «Internet è un mezzo di comunicazione e conoscenza così pervasivo che rimanerne fuori perché non si sa come farlo funzionare o perché non ce lo si può permettere equivarrà a non saper né leggere né scrivere», dice Michael Fleisher, capo esecutivo della società autrice del rapporto.
Chi si occupa di Informazione e Comunicazione Tecnologica sa quanto sia disastrosa la situazione italiana.
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