2005-04-02

Il papa morente

Papa di spalle Insopportabile l’invadenza di televisione e giornali con un bombardamento di servizi beatificatori sulla vita e le opere di un Pontefice morente, tuttavia non ancora defunto.
Tutte le emittenti senza distinzione hanno stravolto i palinsesti dandoci ore e ore di trasmissioni tanto inutili quanto omologhe, e non c’è dubbio che continueranno a farlo. Prescindendo dal cattivo gusto di tessere elogi funebri a qualcuno che è ancora vivo benché gravissimo è sconvolgente la disinvoltura del totosuccessione e la mancanza di rispetto per tutti coloro, per pochi che siano, non credenti, agnostici o di altra fede. La morte imminente di un leader carismatico per 27 anni a capo della chiesa cattolica è evento epocale e merita ampi spazi. Ma da questo a non parlare più d’altro ce ne passa. L’uso mediatico che si sta facendo in Italia di questa agonia sconcerta. Perché? Ci sono fini politico-propagandistici? Non lo penso. È piuttosto il segno della piatta uniformità di un sistema informativo incapace di uscire dai propri standard di mediocrità. Parlo soprattutto dell’Italia, questo strano paese alla vigilia di elezioni regionali dove il premier va in onda comunque per ore sulle televisioni pubbliche e di sua proprietà indifferentemente. Un paese dove i leader politici ventilano l’idea di far slittare le elezioni perché un capo religioso è morente e si sospendono le partite di calcio attribuendo loro un’importanza che davvero non dovrebbero avere. Un paese insomma di venditori di fumo che ha perso completamente il senso del ridicolo anche di fronte alla morte.
Sta morendo un uomo che nel bene e nel male ha segnato il suo tempo. La storia lo giudicherà. La sua sofferenza terminale però meriterebbe maggior discrezione. Ai giornalisti incombe l’obbligo morale di non interrompere l’informazione su tutto quanto avviene nel vasto mondo. In questa Italietta invece ad uscire dal pollaio di casa sono sempre pochini.
Ultima considerazione: chi è in grazia di Dio dovrebbe trapassare lietamente nella consapevolezza che lo attende la beatitudine. La morte è decisamente più angosciante per il non credente. Non si direbbe.
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